mercoledì 4 agosto 2010

Per un attimo mi è sembrato di essere in Africa

Oggi affitteremo una macchina, sarà una sofferenza… Dopo la colazione al bar con un croissant da primo premio parte la caccia alla macchina su internet, sappiamo bene che affittare una macchina senza preavviso sarà un salasso, e tale si conferma, per cui passano le ore a caccia della soluzione meno peggiore possibile.




Nel pomeriggio, in gironzolo per Trapani ancora una volta, la ricerca del punto di consegna che non viene segnalato da nessuna parte, mescolato al calore e ai bagagli al seguito, inizia a innervosirci, in un pericoloso crescendo che raggiunge il culmine alla consegna: la commessa si rifiuta di darci la macchina perché i numeri della carta spagnola (di Simone) non sono in rilievo. A Simone è già capitato, per cui conosce la situazione e sa come risolvere il problema, ma la commessa è del tutto irremovibile e Simone in pochi secondi reagisce con una delle sue leggendarie incazzature (in “modo sostanziale”), indisponendo ancora di più la commessa. Il pomeriggio passa a telefonare e a scrivere alla compagnia, alla banca, alla signora, ma nulla si smuove per via ufficiale, nemmeno da carabinieri e polizia e guardia di finanza che sono fastidiosamente chiusi. Paradossalmente il tutto si sblocca sul marciapiede davanti alla guardia di finanza: un finanziere prova ad capire il motivo della ferocia di Simone, un passante si aggiunge e parte la telefonata a un parente del passante che pare lavori proprio presso la compagnia, anche se ora è fuori turno. Magicamente dopo dieci minuti la signora ci ritelefona per dirci che “forse posso aggiustare la situazione, provate a ripassare”…… Sono le 18 passate, la signora, forse con una pistola nascosta puntata verso di lei, ci consegna la macchina perché “comunque io ci tengo alla soddisfazione del cliente”.


Con la macchina finalmente lasciamo Trapani, ché Simone dopo quattro notti ne aveva già abbastanza: destinazione San Vito lo Capo e la riserva dello Zingaro. Lungo la strada, presso Macari, la bellezza selvaggia di questo paesaggio sorprendentemente poco o nulla sfruttato (non ci sono case oltre a un piccolo villaggio, non ci sono spiagge attrezzate, solo campi, scogliere, sterpaglie) è troppo irresistibile al tramonto: col sole in faccia alla baia e ormai basso sul mare ci concediamo un bagno per rinfrescare il corpo e soprattutto la mente ancora piena dell’incazzatura per la macchina. Pare di essere in nord Africa: il paesaggio è aspro, con pareti di calcare a chiudere la baia, c’è un piccolo villaggio di piccole e sparse casette bianche di calce dai tetti a terrazzo e con la chiesetta che potrebbe benissimo sembrare una piccola moschea, la strada si limita ad attraversare la regione senza alcuna diramazione, non ci sono le casette o le villette sparse ovunque alle quali siamo penosamente abituati, solo la torre saracena sulla scogliera, e anche l’unico campeggio ha un nome arabo (el-baheri, ovvero “del mare”).


Arriviamo a San Vito lo Capo che è buio e il centro è chiuso per festa, ottimo! La festa del paese, o probabilmente semplicemente la normale vita serale estiva di questo paesino, ci assorbe senza sforzo, così passeggiamo anche noi per le stradine a caccia di cibo: abbiamo fame! Dopo tutta la giornata passata a innervosirci per la macchina abbiamo voglia di una bella mangiata, scegliamo una pizzeria sulla stradina principale: gran pizza e poi per me bis di penne all’arrabbiata…. La fame è tanta, il calore di tutto questo cibo anche, tempo mezz’ora e muoio di caldo pure nel fresco serale.


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