martedì 17 agosto 2010

Gioelli vari

Le città sud-orientali della Sicilia sono dei gioelli.


Ragusa Ibla: nome antichissimo, greco, su queste montagne epiche, col suo miele delle api iblee “già celebrato nel libro dodicesimo dell’Eneide” ci dice il professore che gestisce il nostro B&B, dapprima onorato di farci assaggiare una simile prelibatezza, poi allibito dal mio modo di spalmarlo direttamente sul pane “ma cosa fa?!?! ma così mi contamina il miele!!!”. Simone mi vede mortificato, sicché io avrei corrotto con una maldestra spalmata di coltello la storia millenaria di questo miele…..

Ragusa Ibla è la città che sorge in un canyon, come Matera, ma appesa sulla roccia di un meandro incassato (dettaglio per geologi..), devastata dal terremoto del 1693 e recuperata al suo indescrivibile e riservato splendore di pietra lavorata su pietra nuda. Le sue silenziose stradine tagliate nella roccia e incassate tra una casa e l’altra si animano nelle serate per i festival, per la musica dal vivo, per il passeggio serale. Il centro di tutto è il duomo, in cima a una piazza e in bilico su una scalinata che sembra di vedere le statuine souvenir, il tutto per un insieme scenografico raramente visto altrove. Scenetta curiosa, una turista italiana è stata capace di avere il coraggio di far sloggiare degli sposini in posa per le foto ricordo perché “io devo fare le foto con la scalinata vuota”…..


Modica (altra sofferenza raggiungerla) sorge sulle pareti di un canyon, seppure senza lo stesso fascino antico di Ragusa. Dal belvedere colpisce la distesa di pietra grigio bruna delle costruzioni che qui, sorpresa, hanno i tetti a falde e non a terrazzo come ovunque altrove; fa effetto vedere che tutta questa pietra ha il colore uniforme dei licheni gialli e arancioni, sembra di essere in montagna! Il duomo barocco di Modica finora è il nostro preferito: visto dall’alto sembra una sottile sagoma aranciata di cartone finemente ritagliato e ondulato in cima a una scalinata che vista da sotto fa perdere la testa e l’equilibrio, una scala che per quanto è fiorita pare una oasi di foresta in mezzo alla pietra onnipresente e secca della città; un pannello celebra tutto ciò come scenografia di uno degli episodi di Montalbano.

Scendiamo sul corso che taglia la città come un fiume (consapevoli della fatica che dovremo fare a risalirlo nella calura del dopopranzo), lì nascosta deve esserci la pasticceria del cioccolato che rende Modica famosa: buonissimo il cioccolato, con quello zucchero granuloso!


Rapida tappa a Capo delle Correnti, la punta più meridionale della Sicilia e dell’Italia, sorprendentemente un luogo del tutto privo di fascino e trasandato. Sufficiente per rinfrescarsi con un breve bagno.


Noto è una città museo. Dopo il terremoto che la ha azzerata nel 1693 ecco sorgere la città nuova, interamente pianificata secondo gli stili del barocco: le vie “di casta” con strada dei conventi in alto, quindi a scendere nobili in alto, gli artigiani, il popoli. Ogni palazzo è un monumento al barocco, tanto che è difficile restare attenti a tutta questa bellezza, tanto che per un po’ mi sento come i turisti americani storditi e ben presto annoiati da tanta bellezza inestimabile alla quale non hanno ricevuto nessuna educazione.

Ci dormiamo a Noto, e la serata è segnata indelebilmente da un piatto che, per parafrasare un professore di università davanti a un piatto di tortelli in Emilia, mi ricorderò anche in punto di morte: ravioli di ricotta al pesto di mandorle……….

2 commenti:

  1. Sto leggendo ogni tuo post...sono un inno al viaggio...non perderli e raccoglili in un libro..quando non avremo più l'età per viaggiare sarà un po' come il diario di Indiana Jones!!!Con descrizioni,mappe e disegni...bravo Luca...davvero coinvolgenti i tuoi racconti.Sono partito dalla fine e sto risalendo ogni tuo post!!Hai proprio ragione...nel futuro si potrebbe fare qualcosa relativamente al settore viaggi e turismo...pensiamoci.

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