mercoledì 4 agosto 2010

Lo Zingaro


Siccome siamo gente del nord che lavora all’estero in vacanza al sud, suscitiamo un certo interesse tra le persone che incontriamo. Stranamente i discorsi con le persone incuriosite non sono tanto su quanto sia bello vivere a Barcellona o quanto sia bello il Brasile, quanto piuttosto sul perché siamo emigrati, e allora via a discutere dei dottorati vinti dagli altri “a invito”, delle partite IVA truffa, dei contratti fuffa, dei lavori non pagati negli studi, delle paghe ridicole, e così via; un chiaro esempio di dente avvelenato!


Dopo un’ora di simili discorsi riusciamo a partire per la riserva dello Zingaro; abbigliamento di Simone e Luca: scarpacce, costume da bagno, occhiali da sole, una corazza di crema solare, asciugamano sulle spalle (ricordo della memorabile calura nel deserto a Coro in Venezuela). Fa sempre piacere vedere e camminare in luoghi in cui tutto è rimasto naturale senza strade e orrende villacce (come in quasi tutta la Liguria, ahinoi). Il paesaggio è un arido pendio roccioso coperto di erbe quasi secche, agavi, radi alberi, qualche masseria ricostruita a museo della civiltà contadina, una grande grotta, delle calette di acqua cristallina poco affollate. L’acquisto della maschera viene ben giustificato dai pesci di questi bei fondali, ci pensa Simone a perdermi il gancio del boccaglio; in spiaggia un bagnante passa il tempo a leggere un libro di dietrologie su Pantani, altri turisti passano il tempo a fare foto anziché a fare il bagno. Torniamo alla macchina accaldati, assetati, affamati, salati, scottati; l’asciugamano ringrazia per il letale miscuglio di crema solare e sudore e acqua di mare…



All’ingresso sud della riserva c’è Scopello, che scegliamo come luogo per la nottata. Trovato al volo la sistemazione notturna ci precipitiamo sotto la doccia e poi via in paese. Scopello è un bellissimo paesello attorno a una fattoria fortificata per resistere alle scorrerie (un baglio); ci sorprende la tranquillità nonostante sia una destinazione nota: stradine pedonali, localini all’aperto sotto tende in strada o verande nei cortili, gente per strada ma non affollato come San Vito, bambini che giocano a pallone nella piazza della fontana, turiste americane fatte con lo stampino, francesi che scoprono cosa significhi arrivare in un posto alle 11 di sera e trovare la cucina ancora aperta. Tempo per il primo lavaggio: magliette e calze ringraziano.


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