domenica 22 agosto 2010

Compagnia!


La mia testa oscilla tra portoghese e spagnolo, mescolando paurosamente le due lingue: è perché ho incontrato Constanza, colombiana, e Luis, ecuadoregno, compagni di lavoro conosciuti a Macaé durante la serie infinita di corsi. Sono 6 settimane che non parlo più portoghese, lo spagnolo invece non lo parlo più dal turno in Venezuela salvo imbarazzanti miscugli di “portugnol” coi colombiani alla base (infatti ormai il mio spagnolo era pesantemente contaminato dal portoghese, che monopolizzava tutte le mie nuove sinapsi linguistiche). Oggi ho quindi ripreso il mio spagnolo, impolverato e sepolto sotto il nuovo strato del portoghese, ma ancora decente!


Dopo un primo passaggio per Centro, andiamo al Corcovado, per me un invidiabile bis appena il giorno dopo. Il cielo è un poco più velato di ieri, ma non basta a rovinare lo spettacolo! Piuttosto, la differenza di ieri è nelle relazioni sociali: ieri solissimo, oggi in compagnia, e questo cambia completamente il modo di vivere la giornata e la prospettiva delle giornate future. Parlare con qualcuno, far sentire la propria voce, qui dove le lingue sono decine, è una calamita per le altre persone: parlando con Constanza e Luis capita che attacchino bottone altre persone che parlano spagnolo, infatti si fanno avanti due sposi cileni e due giornaliste argentine, con cui facciamo insieme la salita in treno e ci scambiamo favori fotografici.


Io vorrei avere notizie dalla ditta: non pervenuti alla sede, irrintracciabili al telefono, muti via mail; io torno in giro. Constanza vuole portarmi in una piazza di Ipanema dove sa che c’è un bel mercato artigianale, peccato che la piazza sia deserta di banchi. E allora via alla passeggiata notturna (ormai sono le 18 passate, è già buio) lungo la spiaggia di Ipanema e Leblon: è uno spettacolo vedere a quest’ora e con questo clima (accoppiata inedita in Europa: buio ma caldo alle 6 di sera) i carioca che fanno corsa, bici, pattinaggio, che giocano a calcetto in spiaggia, che si allenano a beach volley nelle scuole in spiaggia, con gente che sbevazza caipirinhe ai chioschi, coppiette, cani a passeggio. Ma non era pericolosa di notte questa città?



Tagliamo Leblon, che eleganza questo quartiere! Capisco perché sia il quartiere più caro di tutta Rio. Arriviamo sulle sponde della Lagoa Rodrigo da Freita: uno specchio d’acqua su cui si riflettono magiche le luci del quartiere Jardim Botanico ai piedi del Corcovado e la macchia bianca del Cristo Redentore, unica luce altissima sopra i palazzi, siccome i morros qui sono tutti completamente disabitati e senza strade di accesso. Anche qui, seduti a una panchina, ci sfilano intorno innamorati, gente col cane, skatisti, ciclisti, anche pipistrelli. Si sta bene in giro con Constanza, anche la cena in un bel locale di Ipanema mi fa apprezzare la sua presenza: ci raccontiamo le nostre storie, i nostri desideri.


Prima di rientrare (in pullman, città senza più traffico, velocissimo seppure a oltre 6 km di distanza) una deviazione da Lapa, che stasera stordisce in pieno: la via principale è chiusa, tutti sono in strada! Ascoltiamo musica dal vivo perché in tutti i locali si suona: samba, pagode, blues, bossa nova, rock. Chi passeggia, chi beve, chi discute, qualcuno fa arte di strada sotto gli arcos.




Torniamo all’abergo, qui vicino le strade sono quasi deserte, eppure tutto passa tranquillo: Rio de Janeiro ci ha trattati decisamente bene stanotte rispetto a quanto si dice sulla sua pericolosità.

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