giovedì 20 maggio 2010

Già via...


Come sarebbe fantastico restare ancora a Rio! E invece alle 8 dobbiamo partire per andare a Macaé, sveglia alle 7h20 dopo le poche ore dormite per ovvie ragioni (leggasi “vita notturna di Rio”), con taxi inspiegabilmente già in attesa dalle 7h15… Ma non glielo hanno detto che si parte alle 8? Peggio per lui: aspetta. Peccato, perché sappiamo che non c’è nulla da fare oggi a Macaé, che spreco!!!!

Oggi fa bello, il cielo è nuvoloso ma blu, esatto opposto del cielo schifoso di ieri, mannaggia! Guardo verso nord, sulla strada per le città “tedesche” dello stato di Rio (Teresiòpolis, Nova Friburgo, Petròpolis) sorte nel bel mezzo della Serra degli Organi, di cui il Dedo de Deus è l’immagine simbolo: una serie di cime appuntite come matite. La strada per Macaé è la stessa fatta il giorno dell’arrivo in Brasile: ponte sulla Baìa de Guanabara (intasato in entrata), Niteròi, e poi via lungo le periferie, i soliti cristi redentori in gesso che evidentemente sostituiscono i nani da giardino nelle aiuole domestiche dei brasiliani carioca, le varie churrascarias, chilometri di imprese e capannoni industriali, cartelloni di cibi tedeschi.


La strada larga con doppia striscia arancione si stende tra le dolci colline, a volte tagliando un pezzo di mata atlàntica, a volte tra i pascoli, a volte tra città chilometriche sorte sui lati della strada. E questi grandi pascoli e la regione montagnosa, con mucche e cavalli che pascolano su prati sterminati a loro disposizione neppure recintati. Ogni tanto una fazenda, con il suo cancello monumentale piantato nel nulla, il vialone trionfale bordato di palme, e infine l’edificio della fazenda lontano tra le colline, talvolta con chiesa personale nell’aia. Chissà come è il resto del Paese? Tutto così, dice l’autista: il Brasile sostanzialmente è tutto un susseguirsi di dolci colline pascoli e piantagioni , da qui fino al Mato Grosso per lo meno.

Presto arriva la regione delle lagune, alla deviazione per Cabo Frio e Bùzios: la gigantesa Lagoa de Araruama. Da qui in poi si costeggia il mare della Costa do Sol. Arriviamo a Macaé, dormo. Mi sveglio giusto in tempo per notare la lingua di sabbia su cui sorge l’albergo, gli alberi stirati dal vento, la sottile striscia di sabbia giallo oro stretta tra laguna e cielo terso. Buona giornata per una passeggiata in spiaggia.


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