martedì 28 dicembre 2010

A zonzo per la città

Giornata calda a Rio, ma non di sole. Volevo andare in spiaggia a vedere la luce di mezzogiorno e la spiaggia affollata, rinvio a giornata di sole vero e implacabile.

Ne approfitto epr tornare a Santa Tereza, il borgo storico sulla collina (tutti gli altri borghi in collina a Rio sono favelas, per definizione: abito in collina, moro no morro, vivo in una favela). Bellissima stradine di granito, case eleganti stile belle epoque, quello stile particolare carioca in cui le villette sontuose sono decorate a stucchi e fregi e colonne e dipinte in colo non pastello come in italia, ma a tinte vivide e brillanti: blu cielo, verde smeraldo, arancione fosforescente, giallo brillante, viola. Il tutto con improvvise balconate vista Pan di Zucchero, belvedere sul centro e i suoi grattacieli, viste sulla Zona Norte fino aperdita d’occhio nella nebbia giusto per rendersi conto che Rio de Janeiro è senza fine. I intanto la vegetazione esuberante e lussureggiante che invade giardini, piazze, chiude strare in gallerie naturali, divelle cancelli e pareti.

Nel parque da Casa das Ruinas una bella casa ormai decrepita permette la vista del Pan di Zucchero attraverso lo scheletro delle sue pareti, mentre il giardino della casa del museu Chacara do Ceu coi suoi alberi in fiore (rosso fuoco!) e bambù e ninfee è ottimo per un riposo sull’erba.

Sono in compagnia, numerosa, si va a mangiare al largo des Guimaraes, il centro di Santa Teresa. Localini sciccosi all’aperto, mentre il bonde sfila sferragliante per le curve strettissime che sembra che debba tranciare le rotaie ad ogni passaggio, ma anche venditori ambulanti con trombette, una marea di turisti anche brasiliani di Rio che vengono a godersi la collina nell’unico quartiere di collina accessibile senza preoccupazioni.

Stasera c’è un evento di Samba all’aperto! Con la massima calma camminiamo fino ai quartieri oltre la gigantesca avenida Presidente Vargas, per passare già nell’area della Zona Norte, in Gamboa. Una zona che già non ha più il fascino del centro e di Botafogo, dall’aria piuttosto trasandata visibile nelle case antiche ben decrepite e nei palazzi recenti più brutti che altrove. E’ in una piazzetta alla base di un morro che sotto un tendone c’è un gruppo di suonatori di samba, tutt’intorno una discreta folla di persone che viene a godersi la musica in piedi per strada oppure seduti sulle scalinate intagliate nel granito che si arrampicano su per la collina tra le case. Provvidenziale il tendone! In poco tempo inizia a piovere, a diluviare, a diluviare torrenzialmente, ben presto le scalinate diventano dei torrenti, la strada si allaga, la gente si stringe sotto il tendone, i musicisti si fermano per un po’ poi riprendono, gente balla coi piedi in acqua. Devono essere ben abituati alla pioggia i carioca, se moltissimi se ne vanno incuranti sotto il diluvio, gente in costume e ciabatte, gente in calzoni e camicia, gente vestita da sera, tutti che passeggiano completamente zuppi senza nemmeno affrettare il passo, solo la testa appena un po’ mestamente piegata in avanti.

Con il diluvio inarrestabile i locali al chiuso di Lapa sono un buon rifugio. Ritrovo curiosamente lo stesso fantastico gruppo che avevo sentito la primissima memorabile sera a Rio ormai a maggio, oggi con un repertorio diverso, più ballabile e caciarone.

Nessun commento:

Posta un commento