martedì 7 dicembre 2010

Radio Guayaquìl

Stavolta è l’inno dell’Ecuador che risuona dalla radio via internet di Eliceo, che ha sostituito Mary l’argentina. Alla mezzanotte ecuadoregna, due ore dopo la mezzanotte argentina e tre ore dopo la mezzanotte brasiliana, ecco la fanfara andina per “iniziare nel migliore dei modi il nuovo giorno!” anche in Ecuador; Eliceo scatta in piedi per le prime battute, più per scherzo che per patriottismo.

Anche Radio Guayaquil (www.cre.com.ec) ha una programmazione tutta nazionale, seppure infestata da pubblicità (martellanti quelle del latte…), frequenti notiziari ed un programma sul calcio di una durata estenuante (si parla all'infinito della squadra locale, il Barcelona, e di calcio europeo e brasiliano). E’ comune sentire programmazioni di boleros di influsso coloniale con trombe struggenti accompagnate da pianoforti e chitarre alternarsi a serie di canzoni indigenas della sierra suonate su quelle tipiche chitarre a quattro corde caratteristiche di ogni paese andino (ne avevo sentite anche in Venezuela).

La sierra: le Ande! Le montagne mitiche delle civilità precolombiane, delle lingue native, della ricerca dell’Eldorado, delle nevi perenni all’equatore, delle cime inaccessibili. E dei vulcani. In questi giorni sta eruttando il vulcano Tungurahua, nella cordigliera centrale, un evento del tutto usuale da quelle parti. Al di là dei resoconti dell’evacuazione della zone e della gente che rimane sul posto per ammirare lo spettacolo del vulcano nella notte, alla radio si comunica lo stato di viabilità delle carreteras della provincia, oltre a monitorare il pericolo ceneri per la città di Guayaquil, con bollettini sulle condizioni della pista dell’aeroporto e delle vie principali. Elicio segue con una certa apprensione per la sua città, di cui si festeggiano proprio oggi i 476 anni dalla fondazione, la cosiddetta “città dei pirati”, fondata secondo la tradizione sul nome di Guayas e Quil, una coppia di indigeni oppostisi fino alla morte alla colonizzazione spagnola, oggi considerata “la perla del pacifico”.

Dicembre, sono comparse le canzoni di natale, tutte rigorosamente in spagnolo. Fa davvero effetto a queste latitudini calde sentire il natale che si avvicina, vedere la luce abbagliante del sole altissimo a mezzogiorno e i lustrini di natale, parlare di regali e girare in ciabatte, vedere alberelli di natale finti da usare come soprammobili e discuterne sulla sabbia in spiaggia in costume. Dopotutto io sono pur sempre un europeo abituato ad associare il natale al buio, al freddo e alla neve!

Darìo Javier non canta canzoni di natale, ma d’amore. Darìo Javier era un compagno di scuola di Elicio, lo guardo mentre ascolta alla radio il suo amico, mentre pensa a ricordi di scuola. Non solo canzoni nazionali e canti di natale, ma anche, a grande sorpresa, canzoni immediatamente riconoscibili alle prima battue ma sorprendentemente cantate in spagnolo: Non ho l’età, i Pooh, Il ballo del quaquà…

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