martedì 23 novembre 2010

Al Pan di Zucchero

Sono riuscito a incontrare per caso un geologo. Alla Praia Vermelha alla base del Pao de Açucar sono con April (californiana, vive e lavora al lago Tahoe) per iniziare il sentiero che porta alla cima del Morro da Urca, il dirimpettaio del Pao de Açucar, stazione intermedia della teleferica, ed ecco che passa un signore con il tipico martello da geologo, scarponi, calzonacci da montagna, gilet milletasche: il ritratto del geologo. Lo placco, letteralmente, “scisi, lei è geologo?” “sì!”, “anch’io!” e lui mi accoglie calorosamente; una piccola presentazione sulla nazionalità, occupazione, specializzazione, ed eccoci invitati in un attimo, April ed io, a seguirlo: è un professore che sta guidando una escursione di ragazzi della scuola di ingegneria del petrolio, vanno a studiare le rocce del Pan di Zucchero! E allora April ed io ci uniamo al gruppetto (io volentieri, magari lei ne farebbe a meno) e come spesso succede l’interazione maggiore non la fanno gli alunni, ma noi “visitatori”, infatti il professore spende del tempo con me a spiegarmi la geologia del Pan di Zucchero. In verità l’idea non era scroccare una lezione gratis, ma scoprire il sentiero per salire sul Morro da Urca, che dopo mezz’ora insieme raggiungiamo. Il professore mi lascia il suo contatto, tra l’altro lui conosce un geologo italiano che lavora a Botafogo, chissà che in futuro….

Incredibile i due tipi di paesaggio completamente opposti che offre una simile escursione! La salita al Morro da Urca segue un sentiero che si arrampica nella foresta tropicale, radici affioranti, farfalle blu, gialle, rosse, scimmiette dalla coda lunga bianca e scura che saltano tra i rami squittendo in faccia a chi si avvicina troppo, foglie talgienti come coltelli, terreno perennemente umido. Tra le fronde della foresta fitta si intravvede la sagoma del Pao de Açucar, ci sono degli scalatori che si stanno arrampicando. La vista dal Morro da Urca è spettacolare: dirimpetto a tutta Rio de Janeiro, permette di capire come questa città sia un congiunto irripetibile di ogni elemento naturale e umano esistente, vedere per credere. Spiagge, baie, montagne, vallate, villette, palazzoni, chiese, piazze, passeggiate, barche, pullman, grattacieli, foresta, roccia viva, nuvole: tutto incredibilmente ben mescolato in una manciata di chilometri quadrati. Provo a indovinare i quartieri nascosti dai morros, le regioni oltre le grandi montagne, le laguine chiuse tra le montagne, fantastico… Una volta di più mi stupisco al vedere come questa città abbbia tutto.

Questo sentiero non ci basta, vogliamo fare il giro! Una stradina che costeggia questo complesso di morros porta ad un sentiero abbastanza pericoloso che si arrampica spesso sulla roccia nuda ed inclinata del lato lontano del panettone più famoso del mondo, lontano dalla vista della città, in un luogo assolutamente incontaminato in cui gli unici elementi artificiali visibili sono le rare barchette di pescatori della baia della Praia Vermelha chiusa da isolotti e con le montagne di Niteroi dal lato opposto della Vaia de Guanabara, e provo a immaginarmi i primi uomini che viedro questo paesaggio pensare che fosse un fiume e non una baia. Seguiamo la traccia sulla roccia nuda e paurosamente inclinata affidandoci ai grossi cristalli sporgenti di questo gneiss, pur con le nostre scarpe da ginnastica ce la caviamo, evidente la nostra dimestichezza con ambienti di montagna! Peccato, il sentiero si ferma quando inizia a salire, il giro non si può fare perché il lato nord è una parete troppo inclinata e senza alcuna cengia o frattura nella roccia che permetta un passaggio anche azzardato. Si potrebbe continuare a salire sulla via diretta, come sta facendo un pazzo solitario 100 metri sopra di noi, senza alcun equipaggiamento, che vediamo paurosamente aggrappato a un roccione sporgente per riposarsi. Torniamo sui nostri passi, ci godiamo la sensazione di essere in un altro mondo, come se la città gigantesca, appena dietro il panettone di roccia, non esistesse per niente: solo una costa rocciosa, cactus, urubù in volo, onde, ananas di montagna, alberi vari, silenzio, solitudine, tranquillità.

April ed io finiamo la nostra escursione con una gradita sosta nel borgo di Urca, che sembra proprio un paesino a sé stante dentro la metropoli, che si ammira appena oltre l’acqua calma della Enseada de Botafogo. Merenda al Garota de Urca, nome chiaramente ispirato al Garota de Ipanema.

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