mercoledì 30 giugno 2010

Niente da fare

Dopo 12 ore di lavoro i calcoli per le 12 ore rimanenti sono presto fatti: dormire almeno 7 ore, un’ora per alzarsi, fare doccia e fare colazione, restano 4 ore per tutto il resto. Il resto cosa è? Un po’ di tempo per mangiare, per fare un’altra doccia, tutto il resto è un patrimonio di tempo per svagarsi dopo 12 ore!

E invece niente….. Il tempo passa senza fare niente di memorabile, niente!

In Gabon era così, non tanto quando il turno era di giorno, ma dopo il turno di notte. Finendo alle 18 si tornava al campo, si mangiava con gli altri, poi magari un film nella sala tv oppure qualche discussione e racconto gabonese coi locali, per finire pagine e pagine di libri, al ritmo di uno alla settimana. Il massimo era il turno di notte: finire alle 6, fare colazione e dalle 7 in poi andare a zonzo per la foresta a scoprire gli alberi, a cercare gli animali, a vedere il fiume, a conoscere le persone, a scoprire i villaggi, a fare foto.

Qui in piattaforma tutto questo è impensabile, ci mancherebbe, mica posso farmi una nuotata in mare! Quello che mi sorprende di più è come le stesse ore libere passino senza fare niente di rilevante, assolutamente niente. Ho portato 4 libri da casa, ne ho comprato uno a Parigi e un altro a Macaé, e uno è il libro che mi ha regalato Eliane: credevo che li avrei divorati e invece faccio fatica a leggerne uno solo.

Lavorare in piattaforma fa schifo come immaginavo. Fortuna che ci sono i compagni di lavoro, molto più che solo compagni di lavoro!

giovedì 24 giugno 2010

Galleggia

La piattaforma galleggia, e quanto oscilla! Nella cabina a volte con la sedia con le ruote sbando da un lato all’altro della cabina, e la linea del mare si vede sparire dietro ai container.

La piattaforma si trova al largo di Cabo Frio, per lo meno 200 km più a sud, in pieno Oceano Atlantico. Non siamo i soli, ci sono altre piattaforme nei paraggi: all’orizzonte verso est sorge una piattaforma colossale con una nave di appoggio costantemente al largo, più a est e ancora più lontano, nelle giornate pulite, si intravvede la torre di un’altra piattaforma ben più lontana. Ogni tanto appare un peschereccio, così piccolo e così lontano dalla costa, ci fornisce il pesce fresco tutti i giorni. Di pesce e probabilmente della nostra spazzatura organica si nutrono probabilmente anche i vari uccelli che ci gironzolano intorno; resto sempre sorpreso dal vedere uccelli e gabbiani a una tale distanza dalla costa, soprattutto quando li vedo volare lontano.

Di questa piattaforma dopo una settimana non ho ancora capito tutti i luoghi, dove portano tutti i corridoi, dove sono le stanze che cerco… A volte mi sembra di essere in un videogioco, quel vecchio Wolfenstein 3D in cui il personaggio si muove lungo corridoi infiniti senza sapere cosa si trova dietro alle porte, senza sapere come arrivare dove deve andare, senza sapere che strada fare per tornare indietro; ugualmente, mi sembra anche il buon Commandos, in cui apri una porta e non sai cosa e chi trovi, se una stanza vuota, se gente che dorme, se un cesso, se una sala, se un ufficio….

lunedì 21 giugno 2010

Sull'"Isola di ferro"

Brutta sorpresa al ritorno dalla gita a Friburgo: sotto la porta trovo un messaggio che mi annuncia che mi imbarco l’indomani alle 12, partenza da Macaé alle 8. Un'altra interruzione improvvisa, siccome calcolavo di rimanere a Macaé fino almeno a venerdì e poter così vedere un po’ di gente con calma, e invece mi trovo a dover rinviare la discussione con Mabel e Quelen che mi avrebbero trovato un appartamento e soprattutto ad annullare la serata con Suzana…

Questa volta si parte da Cabo Frio, località Arraial do Cabo, uno dei tre grandi promontori di questa zona che comprende per l’appunto anche Cabo Frio e Buziòs, tre rilievi lontani dalle montagne della Serra dos Orgaos che con la sabbia tirata dal vento e dalle correnti hanno favorito il formarsi di una vasta pianura sabbiosa caratterizzata da enormi lagune (la laguna di Araruama) e da grandi dune mobili, oltre ad una industria di saline. Nelle ore libere prima dell’imbarco riesco a farmi una passeggiata in questo splendido paesaggio. Sono grandi distese di sabbia vegetate da cespugli, punteggiate di cactus che spuntano dalla sabbia bianca, da piante simili agli ananas di montagna che raccolgono la poca acqua piovana nel loro fusto; qua e là antiche vasche abbandonate di saline, qualche palude, alcuni trampolieri a bagno, urubù in volo, e poco lontano una strada che corre nel nulla. La giornata è bella, il cielo pulito, l’aria piacevolmente calda, niente farebbe pensare a un europeo di essere a pochi giorni dal solstizio d’inverno,

All’aeroporto ho giusto il tempo di vedermi l’ennesima batosta della Spagna. Poi si parte con l’elicottero sopra il mare: riesco a vedere i bei promontori e isole e la bella cittadina di Arraial do Cabo, la spiaggia di Però in cui riconosco il promontorio della passeggiata fatta con Fiorenzo e Guillaume ormai 3 settimane fa (ma da quanto tempo sono qui ormai??), le bellissime insenature di Buziòs, il Morro de Sao Joao lontano dietro Rio das Ostras, la Serra tutta. Il mare è calmo, mi sorprendo a vedere uccelli sorvolare l’acqua a decine e decine di chilometri dalla costa.

Eccomi sulla piattaforma galleggiante; compagni di lavoro: un gabonese, una argentina, una brasiliana. Buon lavoro….

mercoledì 16 giugno 2010

Il Brasile a Nova Friburgo

“Nova Friburgo? Ma fa freddissimo!” è quello che mi hanno detto tutti quelli a cui dicevo che oggi sarei andato a Nova Friburgo (semplicemente Friburgo). I brasiliani hanno il terrore del freddo, e siccome siamo a pochi giorni dal solstizio d’inverno per loro fa freddo, punto e basta! Io a Friburgo ci sono andato in maglietta, con la mia nuova maglietta verde-oro presa apposta per partecipare alle feste in strada durante le partite del Brasile: oggi infatti è il gran giorno dell’esordio del Brasile!


Esattamente come ieri il viaggio risulta essere più lungo della permanenza: tre ore abbondanti per andare, col pullman che arranca in salita nella strada da Sana a Friburgo, due ore e mezza per tornare, 49 reais (22 euro) per stare poco più di tre ore… Bellissima la strada da Sana: una vallata coperta di foresta, torrente impetuoso tra massi neri, picchi arrotondati, pareti di roccia levigata, sole caldo e cielo terso e vegetazione brillante, rare macchine. Sono diverse le località che compongono il comprensorio turistico di Friburgo, ricco di campeggi, località per rafting, punti per sport estremi, casettine con tetto a spiovente, il tutto sparso tra Friburgo stessa, Lumiar, Muri, Amparo.

Questa città fu fondata da coloni svizzeri invitati dall’imperatore Dom Pedro II per il suo piano di colonizzazione dle Brasile, tutte famiglie originarie di Friburgo che hanno scelto questo luogo per la sua grande somiglianza con le belle Alpi svizzere coperte di foreste. Friburgo di per sé non è niente di fantascientifico, semmai fa effetto trovare sparsi tra i caseggiati stile americano e una immancabile favela qualche elegante casa decorata stile neoclassico, una cattedrale nata storta e raddrizzata via via costruendo, fabbriche tedesche, una teleferica per la cima panoramica sopra la città, birrerie, caseifici, case a graticcio! E Friburgo è anche la capitale nazionale dell’intimo femminile, vedere il quartiere zeppo di negozi di intimo e gigantesche foto di modelle per credere.


Oggi però è giorno di festa, c’è la partita del Brasile e tutto il Brasile si ferma, anche qui tra le montagne. Prima della partita la gente gira per la città sparando petardi e facendo caroselli (prima??), salutandosi da un lato all’altro della strada, suonando corni e trombette; metà della gente ha una maglietta verde-oro addosso, quando non anche cappelli, unghie laccate di blu-verde-giallo, treccine verde-giallo, bandiere sulle macchine, festoni bicolore appesi ai balconi, facce pitturate. La partita si guarda all’aperto nei vari bar oppure in una grande chopperia (birreria) stile Hofbrauhaus di Monaco; io scelgo la partita per strada e mi piazzo tra la gente in un luogo in cui 5 bar attaccati si contendono i clienti e i tifosi a suon di birre e stuzzichini, mentre la gente occupa tutta la via incrociando gli sguardi per seguire i 5 diversi schermi. La partita è bella, la gente segue divertita, fino al casino pazzesco in occasione dei due gol: petardi, bagno di birra, urla, canti!. Il gol della corea non spaventa nessuno, tutti continuano a fare festa ugualmente.

Ma quanto è forte Robihno??

martedì 15 giugno 2010

Sana! O meglio, la strada per Sana

Quattro ore per andare a Sana, tre ore per stare a Sana, tre ore per tornare da Sana: la gita di oggi è una gita per soli viaggiatori pacati, astenersi frettolosi.

Oggi sono da solo, mi prendo la giornata libera: sabato e domenica li ho passati a muovermi tra Macaé e la piattaforma al largo di Rio de Janeiro, così oggi recupero il finesettimana perso e finalmente vado a Sana! Sana la inseguiamo da tempo, ma la sua posizione scomoda l’ha sempre relegata a seconda scelta rispetto a località più comodamente raggiungibili, ma oggi la voglia di non buttare la giornata è troppo forte.

Sana è un piccolo villaggio sperduto tra queste bellissime montagne, tutte le sue vie sono lastricate di granito, le casette sono piccole e colorate con ricchi giardini, palme abbelliscono strade e piazze. La piazza principale è anche il capolinea del van: c’è un parco municipale, dei bar, diversi localini per mangiare, una casinha do hippie, pousadas e campeggi, una chiesa. Nella chiesetta (messa il martedì e giovedì alle 18) in cantoria non c’è un organo ma… batteria e chitarra. Per le sue strade lastricate passeggiano lentamente abitanti vestiti con giacconi e maglioni (loro hanno freddo!), cazzeggiano cani, sfilano maggioloni e fazenderos a cavallo.

Di questa gita a Sana il bello è anche la strada. Il bus di linea percorre la Br 101 a velocità costante, sembra di essere su un treno che scorre in mezzo a chiazze di mata atlantica, in mezzo a pascoli per vacche e cavalli a perdita d’occhio, lungo fazendas tanto ricche da avere la chiesa privata, in mezzo a montagne granitiche e collinette rotonde, in cielo volteggiano urubù e uccelli che sembrano pterodattili.

Tappe del viaggio di andata: bus fino al Terminal Central di Macaé, 40 minuti abbondanti, 2,30 reais (1 euro); bus di linea per Rio de Janeiro da Terminal Rodoviaria di Macaé, fermata Terminal Rodoviario di Casimiro de Abreu (semplicemente Casimiro), 1 ora, 9,70 reais (4 euro); van 12 posti da una stradina di Casimiro per la piazzetta principale di Sana, 40 minuti, 5 reais (2 euro).

Tappa del viaggio di ritorno: attesa di un’ora dell’ultimo van in piazzetta a Sana; van fino a Casimiro, 50 minuti (ma è discesa!); bus da Nova Friburgo per Macaé via Rio das Ostras, 70 minuti, 8,70 reais (3,50 euro).

Sono belle le pause ai terminal: file di bus, negozietti di panini, bibite, schermi per vedere le partite.

La strada per Sana segue i meandri incassati nella roccia nera del Rio Sana, su strada asfaltata fino al monumentale Portale di Sana, poi è solo più uno sterrato argilloso fangoso, il van procede spedito ma ballonzolando a ogni buca, si superano fazendas, proprietà private con aspetto d’altri tempi, fazenderos a cavallo, località per rafting, paurosi ponti di legno a passaggio alternato.

Sana è il capoluogo dell’avventura e della natura di questa regione, la cittadina che tutti consigliano di vistiare: in mezzo alle montagne, tra le cascate, ai piedi del Peito do Pombo [Petto di Piccione….], fratello minore della Pedra do Frade. A Sana le cascate sono patrimonio locale e sono pertanto indicate da un grosso cartello stradale: cachoeiras a sinistra! Strada sterrata, ponti di legno, poi sentiero in mezzo a cespugli di bambù. Il sentiero è quello che porta alla cime del Peito do Pombo, una stradina rossa d’argilla umida tra roccioni neri e palme e banani, ogni tanto spunta una casina, ogni tanto incrocio dei locali a dorso di mulo.

La mata atlantica fittissima impedisce di vedere l’acqua ma la si può ascoltare in basso, se ne può seguire il rumore seguo le tracce seguendo il rumore; a volte mi vengono in mente le cascate in Guadalupa: stesso accesso impegnativo, stesso fango sulle scarpe, stesse cadute nelle pozze d’acqua, stesso odore, stessa luce che penetra a fatica tra le piante fino al suolo, stessa sorpresa di fronte al monumento naturale che appare improvvisamente superata l’ultima barriera vegetale. Ed eccola, una lunga forra scavata nelle scure e lisce rocce granitiche di questa regione, acqua giallastra, acque impetuose, piante ovunque.

Rientro a Sana al crepuscolo, in tempo per vedermi il gol di DeRossi al bar, qua tifano tutti per l’Italia! Intanto c’è attesa enorme per il Brasile che gioca domani, ovunque si legge già che il Brasile diventerà Hesacampeao, che ”a copa do mundo è nossa”, che “é tudo nosso”: per loro le partite per la finale (vittoriosa, s’intende) non sono che una formalità; ovunque per le strade ci sono bandiere ai balconi, bandierine sulle macchine, festoni gialli e verdi appesi nelle viuzze: “amanha é o Kakà!”, domani gioca Kakà, ovvero il Brasile!