martedì 22 marzo 2011

Obama parte, io arrivo

Oggi è una giornata speciale per Rio de Janeiro: spazio aereo chiuso, vie bloccate, traffico intasato a Copacabana, motoristi che bestemmiano, polizia in allerta: mica per me! È che c’è Obama; è venuto a visitare Rio de Janeiro, per rendere omaggio alla potenza del Brasile, si è concesso un giro nella un tempo famigerata favela Cidade de Deus (quella del film), un pranzo con ricevimento al Teatro Municipal, una salita notturna al Corcovado per vedere la città meravigliosa illuminata al tramonto sotto le braccia del secondo Cristo più famoso del mondo. Si è lasciato appena intravvedere dalla massa di Carioca venuti per strada apposta per poterlo vedere, e adesso se ne va di già.

Obama parte, io arrivo. E Gabi che già scherza dicendo che sì, oggi con la partenza di Obama e il mio arrivo Rio ci guadagna: per me non serve chiudere la città!


Cupo il viaggio, nonostante uno splendido tramonto sopra le Alpi, con vista privilegiata sul Monte Bianco e poi sulla torre Eiffel, appena allietato dall’ultimo di Woody Allen e da un bel film giapponese, Hanamizuki, potente catalizzatore di molti miei pensieri di questi mesi. L’arrivo non è più agognato come anche solo la volta passata, eppure sono qui per grazia ricevuta siccome le notizie erano che col Brasile avevo finito.

In aeroporto i cartelloni pubblicitari che esaltano le caratteristiche locali sono le prime immagini per il viaggiatore o turista: sono per lui la conferma dei luoghi comuni su cosa visiterà (o vorrà volere visitare) ma anche sulla società. Torino accoglie con gigantografie della Mole e delle Langhe, a Caracas Chavez annuncia che ora il Venezuela è di tutti, a Rio de Janeiro la prima foto che vedi è il Cristo Redentore e il Pan di Zucchero, ma anche una magnifica panoramica delle cascate dell’Iguazù. Le cascate dell’Iguazù! In bilico sulle scale mi sono sorpreso a fermarmi per guardarle, non ci ho visto la foto che avevo davanti, ma le spettacolari e personali immagini impresse nella mente dalla visita che ho fatto a gennaio

Questa volta sono in zona Riachuelo – Fatima, un bairro ai piedi del bel quartiere antico elegante di Santa Tereza, e poco lontano dalla mitica avenida Mem de Sà che è la via della notte carioca nella nobile decaduta Lapa. Poco lontano, ma abbastanza da richiedere cautela già all’ora di cena e estrema attenzione la notte: la porzione di Santa Tereza qui sopra è quella che digrada e si perde nelle favelas sopra il tunnel Rebouças, e raggiungere e soprattuto superare la zona di Lapa presso gli archi e quindi la stazione Cinelandia della metropolitana non è per niente una faccenda da affrontare con leggerezza. Se penso che la prima sera con Fiorenzo ci siamo avventurati da soli allo sbaraglio proprio per le vie dietro gli archi! Curioso albergo, in una zona non di Centro e quindi con edifici di altezza normale, io infatti sono al quarto di sei piani, in un palazzo che, scendendo le scale, scopro avere la caratteristica di avere un odore diverso ad ogni piano: al quarto sa di ospedale, al terzo odora di fiammifero, al secondo puzza di cloro, al primo profuma di colazione, e al pian terreno, nella hall, già assaporo il profumo e l’odore della città meravigliosa che qui brulica di migliaia e migliaia di carioca, non turisti.

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