lunedì 7 marzo 2011

I paesi delle stelle

Con Agata giochiamo a fare gli archeologi: disperso nei boschi di Perinaldo c’è un sito preistorico praticamente sconosciuto, segnalato solo su una guida trovata a Dolceacqua la settimana scorsa, troppo appetitoso per non farne il primo obiettivo della mia caccia a nuovi luoghi sconosciuti. Percorrendo il sentiero al primo caldo del sole dopo settimane di brutto tempo, tra pini e misteriosi tronchi di castagni giganteschi così antichi anche il terreno un tempo era più alto e quini ora spuntano come pinnacoli, sento risorgere in me quella “deformazione professionale” che mi fa osservare e interpretare il paesaggio ad ogni albero e ad ogni roccione, e penso che fu una buona scelta quella di voler studiare geologia tanti anni fa. E con questa luce e queste stesse rocce mi sembra di tornare indietro ai tempi della tesi proprio sulle montagne che vedo appena oltre la vallata.

Dopo alcuni falsi avvistamenti di ruderi e di raggruppamenti di massi, non ci possiamo più sbagliare di fronte a un mucchio di massi: parzielmente sepolta da un letto di aghi di pino e trafitta da alberi e cespugli, ecco una sorprendente cerchia ellittica di massi ammucchiati a formare una sorta di recinto, con una cerchia interna che pare di intendere dei sedili. Secondo la guida è una sepoltura importante opera dell’antica civiltà di liguri intemelii che abitavano la regione prima che arrivassero i greci a fondare Massalia-Marsiglia e Nikea-Nizza, e risalirebbe all’età del bronzo locale (oltre 3200 anni fa), una civiltà che ha lasciato anche resti di fortificazioni (castellieri) sui monti dei dintorni. E pensare che prima di loro già 8000-9000 anni fa passavano di qua per la caccia popolazioni nomade in cerca di cervi e cinghiali che hanno lasciato punte di frecce.

Passeggiamo nel caldo pomeriggio tra questi resti, ascoltiamo il silenzio, annusiamo i profumi del bosco, e proviamo a immaginare scene di vita qui alcuni millenni fa: altri ragazzi a passeggiare per questi boschi o a caccia di selvaggina, senza dubbio pure loro distratti dal magnifico panorama.

Come ho fatto a non andare mai a Perinaldo in tutti questi anni? Abito qui appena dietro nella vallata di fianco, e non ci sono mai venuto; faccio giri ed escursioni nei dintorni circumnavigandolo, e non sono mai passato da questo che è il centro geometrico. Da Vallecrosia appare come una quinta di case su un crinale con uno sfondo che più scenografico non si potrebbe: le montagne innevate del monte Saccarello lontano, poi si arriva in cima tra le stradine di pietra silenziose tappezzate di annunci di case in vendita ed ecco la vista ineguagliabile: a sud, tutta la vallata di Vallecrosia fino al mare; a est il monte Bignone e il monte Caggio; a ovest i rilievi via via sfumati dalla luce del pomeriggio fino alla valle Roya; a nord, la vista sul sottostante Apricale, su Bajardo in cima al monte, sulle vette innevate dei monti Toraggio e Pietravecchia e più oltre dell’interno ligure. Apricale, Bajardo, ma anche il colle Langan con la strada per Triora, il paese delle streghe: tutti posti che ho visitato in escursioni o gite, tutti luoghi che mi sono sempre sembrati lontanissimi dopo ore di guida e dopo chilometri e chilometri, eccoli qua appena dietro. Il “paese delle stelle” ricorda il suo illustre astronomo nato qui Gian Domenico Cassini, divenuto astronomo di Parigi per il Re Sole, invitando a guardare all’insù in ogni piazzetta dopo il tramonto (stasera c’è una bellissima sottile falce di luna sdraiata come la vedevo ai caraibi). Una targa spiega la missione della sonda Cassini: da Perinaldo, borgo silenzioso sui sentieri più nascosti della storia, agli anelli di Saturno.


Sorprendente il silenzio di pietra di questi borghi liguri appesi alle rocce, appollaiati sulle montagne, con la vista sul mare e sulle montagne più belli del mondo. La storia qui non sarà un fluire costante e ininterrotto di eventi come in luoghi del calibro di Roma, ma non mancano piccoli eventi fin da tempi immemorabili. Anche Apricale era un castelliere svariati millenni fa, e non mancano le testimonianze dell’incontro tra le civiltà celtiche liguri e i greci di Massalia e i romani, come non mancano gli stemmi dei Doria in ogniuno di questi borghi medievali. Ma l’immagine che più commuove guardando questi luoghi sono gli infiniti terrazzi di ulivi a perdita d’occhio fino sulle cime delle montagne, terrazzi cancellati dei nuovi boschi, coperti dai rovi non più a bada, segni di una civiltà dell’ulivo attiva fino solo a 60 anni fa.

Il percorso: Bordighera, Perinaldo, Pian del Re


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