mercoledì 9 marzo 2011

Avevo i templari dietro casa...

Tipicamente, uno riesce a non conoscere nulla della zona in cui abita, pur viaggiando e andando sempre in giro. Conosco la zona da 30 anni e stranamente iniziano ad essere troppi i luoghi che sto scoprendo solo ora, in parte perché trascurati, in parte perché scavalcati da altre visite, in parte per ignoranza. Seborga oggi ha racchiuso tutto questo: è dietro casa ma non ci vado da anni (l’ultima volta in bici credo 15 anni fa), per anni sono andato sempre nei soliti 3-4 posti, e solo la settimana scorsa ho scoperto che Seborga lega la sua storia ai cavalieri templari.

C’era una volta (…) un borgo adibito a sepolcro di sacerdoti dei Catari (Sepulcri Burgum: Seborga), poi divenuto principato del Sacro Romano Impero retto da un abate, un principato divenuto potente a sufficienza da potersi permettere una zecca di breve durata perché troppo fastidiosa per i sovrani dei regni a cui era legato il principato, poi acquistato da Vittorio Amedeo III di Savoia, solo che da lì in poi se ne è persa ogni traccia in tutti gli atti di passaggio tra un regno e l’altro, per cui a Seborga piace credere di essere un principato non appartenente all’Italia, semplicemente perché non si trova nessun atto ufficiale!

Questa la storia più o meno ufficiale, fatta più di omissioni che di atti. La sorpresa sono i cavalieri templari, affrescati sui muri di questo bellissimo minuscolo borgo circondato da mimose e ginestre famose nel mondo della floricoltura, e ricordati dai ciottolini della piazzetta disposti nella nota croce rossa su sfondo bianco.

In sostanza, qui nel 1117 San Bernardo di Chiaravalle raggiunge i confratelli inviati qui per proteggere un “grande segreto”, l’anno dopo il principe-abate Edouard consacra i primi cavalieri dell’ordine che quindi partono per Gerusalemme. Di ritorno per il concilio di Troyes si fermano di nuovo a Seborga nel 1127, dove San Bernardo di Chiaravalle nomina uno di loro, Hugues de Paynes, primo grande maestro della Povera Milizia di Cristo, giurando poi di mantenere il “grande segreto” ai piedi di un ulivo (del resto qui abbondano gli ulivi). Nel tempo, 15 gran maestri del tempo su 22 sono principi proprio di Seborga.

E’ una giornata fredda, sole a sprazzi, a Seborga passeggia poca gente, alcuni turisti attirati dalle leggende. Al borgo si accede piacevolmente per stradine disperse tra i terrazzi di ulivi, tra le mimose dai rami carichi per i fiori brillanti, vecchie case in pietra, immancabili agriturismi, orrende cisterne in cemento miseramente comuni in tutta la zona, strade tanto ripide da essere in cemento, e i prati che in Liguria appaiono solo oltre certe altitudini. Il piccolo borgo si gode in silenzio la sua posizione, del resto si viene qui solo ed esclusivamente per venire qui, essendo l’unica località della zona. Seborga si diverte della propria storia indistinguibile dalla leggenda, mostra una collezione di strumenti musicali, e accoglie frotte di "coloni" piemontesi.

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