lunedì 5 luglio 2010

Scappo dalla piattaforma

Chiamata in cabina mentre stavo lavorando, alle 11h40. “Oi Luca, voce vai desembarcar [parti dalla piattaforma]”…. e quando? “Hoje! [oggi]”…. come oggi? Ma oggi quando? “Agora! [Adesso]”… Infatti c’è un elicottero che arriva alle 12h20. Motivo: l’ennesimo corso…. Ma ho lavorato 4 settimane cumulative in 8 mesi, fatemi lavorare un po’! E poi a forza di corsi, le nozioni entrano nella testa ma “non escono dalle braccia”, fatemi praticare quello che mi insegnate! Niente… In mezz’ora ho dovuto lasciare la cabina mentre stavo arrangiando tutti i file (roba che chi è venuto dopo non ci ha più capito niente), fare la valigia, assistere alla presentazione pre-volo.


Questo modello di elicottero ha una buona visuale da ogni posto, dà l’impressione di trovarsi in una bolla di vetro sospesa nell’aria: ogni tanto guardo indietro le piattaforme, di fianco il mare pulito e il cielo mai così tridimensionale, davanti vedo il promontorio lontano di Arraial do Cabo come “sospeso sul mare” per via di una leggera foschia sul pelo dell’acqua, sopra è cielo blu con nuvole vicine che volano via veloci, sotto è l’Oceano.

Bellissimo il volo sopra l’Oceano tanto placido che le nuvole possono riflettersi sull’acqua come una lastra di vetro cattedrale; ci sono solo onde molto ampie e poco alte, con lievissime increspature, vento debole, nuvole bianche in un cielo caldo di questo inverno sul tropico che ha ormai visto passare da 3 settimane i locali “giorni della merla”, i giorni più freddi dell’anno che qui anticipano il solstizio d’inverno. Le piattaforme si allontanano coi loro profili slanciati che sembra di vedere dei giganteschi velieri d’altri tempi, e in fondo la vita a bordo non doveva essere troppo diversa tra turni di lavoro, assenza di privacy, mancanza di svaghi.

Ci sono anche le inspiegabili scie sull’acqua, inspiegabili fino a quando non si vede una rara imbarcazione lasciarsi dietro una di queste scie come se tagliasse le increspature del mare e rimanesse solo acqua liscia come un lago di montagna; ancora dopo ore e ore, quando la barca nemmeno si vede più, queste scie restano a disegnare il mare. Senza parole la vista di svariate balene (sono megattere) affiorare in superficie, spruzzare e prendere fiato, reimmergersi negli abissi con un ultimo colpo di coda. Bellissimo vedere gabbiani e uccelli vari planare sopra le onde a questa distanza dalla costa a caccia di pesce. Senza parole, ma in senso negativo, vedere il mare punteggiato da migliaia di puntini bianchi che scopro essere migliaia di sacchetti di plastica….

Quando finalmente arriva la terraferma è la splendida Ilha de Cabo Frio, gigantesco scoglio coperto di cactus e foresta con coste a scogliere a strapiombo sul mare, grotte sul pelo dell’acqua, inspiegabili tagli nella roccia, spiagge bianchissime. Quindi la città di Arraial do Cabo (insediamento di Amerigo Vespucci del 1503) un quadrato stretto tra due promontori e due spiagge, cardo e decumano che collegano rispettivamente due promontori e due spiagge. Infine le acque giallastre e porpora delle vaste saline della laguna di Araruama.


Il rientro sulla terraferma con i piaceri abbandonati in piattaforma è segnato da birra e caipirinhe al lungomare di Cavaleiros con la Fabiana e la Carla (in portoghese davanti ai nomi si mette l’articolo, come a Milano!), qui per dei corsi, che piacere rivederle!

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