sabato 15 gennaio 2011

Giù per le Montagne dei Pappagalli

L'ultimo giorno del viaggio è un ennesimo spostamento in pullman: San Paolo a Rio de Janeiro. Dopo i primi 30 km in mezzo alla periferia a grattacieli senza fine di San Paolo ecco ancora 400 km tra pascoli campi e montagne seduti nelle poltrone reclinabili con poggiapiedi dei pullman a lunga percorrenza. Che sorpresa il cielo limpido oggi, dopo i disastri della Regiao Serrana dove appena due giorni fa le alluvioni hanno distrutto e seminato morte a Teresòpolis e Friburgo: pare che oggi il tempo conceda una pausa, anche se dall'altro lato permette di vedere i fiumi in piena, i campi allagati, le nuove ferite sui versanti di queste fragili montagne scuioiate della foresta atlantica.

Non lontano da Resende, lungo il Rio Paraìba nella regione di Itatiàia i passeggeri dell'autobus si agitano sulle poltrone attratti da qualcosa di insolito da queste parti, la loro curiosità è grande, gente che sveglia i vicini e bambini meravigliati per poter ammirare qualcosa a cui non sono abituati: un treno! Ed è di quelli chilometrici americani, quella infinita serie di carri merci che procede lentamente e pesantemente trainato con dissimulato sforzo da due potenti locomotive diesel nordamericane. Ecco il treno cantiere che sta lavorando alla nuova linea del "trem bala", il treno ad alta velocità che collegherà Rio de Janeiro a San Paolo, finalmente non ci vorranno più ore dispersi nel traffico nel tratto urbano delle due città!
E' ben scenica questa ferrovia, sul vecchio tracciato tortuoso tra collinette rotonde, pezzi di mata atlantica, trincee nella terra rosso sangue, ponti sul grande fiume, e rare gallerie perchè a quanto ho visto finora in Brasile gli ostacoli naturali si aggirano a costo di curve a gomito e percorsi tortuosissimi!
E per scendere nella piana che preannuncia Rio de Janeiro è la rodovia a sdoppiarsi nei due sensi di marcia per poter affrontare con due ripidi e tortuosi percorsi distinti la muraglia di 300 metri della maestosa Serra das Araras ("dei pappagalli", quelli con la coda lunga e i brillanti colori rossoblu e gialloverde), sorella della Serra imperial che solleva Petròpolis alle alte cime delle montagne. La Serra das Araras lascia lentamente il campo libero alle cittadine confinatni con Rio, infine a Rio de Janeiro stessa, circa 50 km di strade compresse tra capannoni, favelas, benzinai, quartieri di insipide case ammuffite dal clima tropicale, interallacciamenti stradali, industrie, rii maleodoranti, un susseguirsi di estremo degrado urbano mitigato appena dalla vista delle montagne di Tijuca: Cidade Maravilhosa, ma certamente non in questo orrido angolo di Zona Norte.

Immancabile passeggio per Rio de Janeiro: avendo tre ore di tempo tra l'arrivo alla stazione rodoviaria e l'avvio per l''aeroporto mi voglio ancora concedere la bellezza di Rio: perchè non andare a prendere un'ultima boccata d'aria a Copacabana o Ipanema? Problema: è venerdì, tutti tornano a casa fuori città per il finesettimana, la rodoviaria affollata è un preludio dell'affollamento di TUTTE le vie della città! Non sembra ma tre ore sono insufficienti per prendere un pullman diretto a una stazione del metrò, prendere un treno per la Zona Sul, approfittare di Copacabana o Ipanema per più di 30 secondi, tornare in treno con la metro affollata, cercare uno delle decine e decine di onibus diretti alla rodoviaria, attraversare il centro intorno alle 17 più affollato che mai: missione impossibile! E' il traffico completamente paralizzato nella grande avenida Rio Branco che mi fa scegliere il piano B, piano di tutto rispetto: scendere e rimanere nel centro, il bellissimo Centro di Rio de Janeiro!
Confesso che mi mancava il Centro, soprattutto dopo la pochezza e insipidità del centro di San Paolo; provo a perdermi tra le amate e familiari ruas Buienos Aires, Alfandega, Senhor dos Passos, dove si cammina stretto quasi come nei suk di Tunisi tra migliaia di merci e di persone, tanto che forse non è un caso che proprio quest'area abbia il nome di Saara.
Guardo per terra: migliaia di piedi inciabattati nelle onnipresenti havaianas, piedi chiari, mulatti, minuti, callosi, lerci, puliti, curati, tutti sudati a spasso nelle vie sporche.
Guardo intorno a me: negozietti, bancarelle, clientela andante, merci, venditori di strada, chiesette in stile barocco portoghese, procacciatori di clienti, negozi pieni di cianfrusaglie o di vestiti femminili o di scarpe o iperspecializzati (visto un negozio vendere esclusivametne adesivi!), muri incrostati, scale ripide, compratori di oro.
Guardo in alto: le splendide case di inzio secolo che caratterizzavano Rio e la rendevano immensamente splendida ed elegante fino agli stupri degli anni '50, quando era così sudamericana nelle sue facciate decorate di stile europeo e nei suoi colori carichi della luce americana, a volte solo gli schelòetri delle facciate cannibalizzati da strutture di cemento armato, a volte decrepiti edifici, a volte pulitissimi restauri.

E' metà gennaio, come da tradizione gli addobbi di natale sono spariti il 7 gennaio, ma non è scomparso tutto il luccicore di quei giorni. Saranno spariti i babbi natali, saranno diminuite le palle di natale, ma i festoni sono rimasti eccome: adesso tocca al carnevale! I negozi che prima vendevano addobbi natalizi adesso vendono costumi di carnevale, trombette, cappelli (tra cui il "mafioso": i brasiliani credono che tutto quando abbia l'apparenza di un abito gessato sia mafioso).
Che il carnevale stia arrivando lo vedo mentre sono ormai sulla via per tornare a casa, quando rallentato dal leggendario traffico di accesso al ponte di Niteroi che blocca tutte le sopraelevate ho tempo di guardare il sambodromo animato dalle prime persone già al lavoro per allestire i palchi. Sempre paurosamente fermo nel traffico di un venerdì pomeriggio di esodo guardo le terrificanti nuvole nere che ancora coprono la Regiao Serrana
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Il percorso: Sao Bernardo do Campo, Sao Paulo, rodovia Dutra, Resende, Serra das Araras, Rio de Janeiro; 450 km.


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