mercoledì 26 novembre 2014

Il sole tramonta sul Camerun


Camaleonte: mimetismo non riuscito

Il blu cobalto non è propriamente un colore da mimetismo per i camaleonti. Mentre sono a pranzo a bordo fiume vedo un camaleonte che attraversa il cortile, lo vado a vedere da vicino, mi vede e si spaventa, scappa quindi verso il bordo della piscina. Purtroppo per lui, verdastro come è, l’acqua è fuori dalla portata del suo mimetismo, impossibile assumere i colori del cielo. Per un attimo vedo che si sente spacciato: mi guarda con uno dei suoi due occhi strabici mentre l’altro scruta il cortile cercando la salvezza. Guarda l’acqua, per un attimo prova a sporgersi dal bordo, poi identifica la vegetazione a 5 metri di distanza e decide che quella è la via più sicura, e allora si dirige verso le piante. Ovviamente non di corsa, siccome la sua lentezza è nota a tutti, perciò prova a sgusciare via alla sua maniera, sempre in bilico sul bordo, infastidito dalla mia macchina foto. Incontra le scalette della piscina: potrebbero essere un buon punto di salvezza, se non fosse che le sue zampe bidattili (sembra che abbia le moffole) non riescono ad agguantare o fare presa sul tubo troppo grande ma soprattutto troppo scivoloso per lui. Si rassegna e decide di tentare la sorte scappando verso le piante, coi suoi passi lenti e molleggiati. Una volta al sicuro continua a voltarsi a guardarmi, o meglio gira un occhio a controllare che io stia a distanza di sicurezza, sebbene io continui a infastidirlo ancora un po’ per qualche bel primissimo piano. Finalmente, coi colori delle piante tra cui si è rifugiato, lo vedo sparire.



Quasi sparito...


Orticello sullo Chari
Sono sulla sponda del fiume Chari (Sciarì), pranzo al ristorante di questo albergo su consiglio di qualcuno che ha avuto pietà di me e della mia voglia di vedere qualcosa in questa città.
Subito guardo la sponda opposta: quello è già il Camerun! Lo Chari fa da confine tra Ciad e Camerun, io sono in Ciad, superata questa enorme massa d’acqua che scorre imponente c’è la sottile striscia della punta nord del Camerun, e 40-50 km più in là ancora c’è già la Nigeria.
Guardo di nuovo le acque che scorrono verso la mia destra: vanno verso nord, portano questa immensa quantità di acqua al lago Ciad, quello che ne resta per lo meno, l’ultimo baluardo d’acqua prima delle sabbie del Sahara. Le sponde sono verdeggianti di un paesaggio che mi sembra savana, vedo canneti e giunchi a protezione delle sponde, in cui vedo lavorare alcune persone, e degli alberi. Sulla sponda ciadiana, proprio sotto il cortile e oltre il filo spinato, alcune persone si occupano di orticelli che hanno modellato nel fango delle sponde, entrano nelle acque del fiume per riempire gli annaffiatoi con cui annegano le prime piantine che spuntano. Nel fiume ogni tanto passano piroghe di legno, due pescatori gettano le reti mentre si fanno portare via dalla corrente.
Pesca nello Chari

Gli influssi benefici di tutta quest’acqua con questo clima non devono durare molto allontanandosi dal fiume, visto dall’alto lo Chari deve sembrare un nastro verde nelle steppe dell’Africa centrale. Come il grande Niger, che sembra voler puntare deciso il deserto ma poi decide di cambiare idea e di tornare verso il golfo di Guinea, come il gigantesco Nilo, che mantiene tutto il suo coraggio affrontando le terribili sabbie, anche lo Chari fa la sua parte portando una inestimabile strisciata che insinua la vita entro le terre più inospitali del nord.

Zona di confine


Irresistibile questo pomeriggio all’aperto sulle sponde di un grande fiume africano. Aggiorno il taccuino di viaggio, leggo qualche pagina del libro che mi sono portato dietro, soprattutto mi assaporo la brezza tra le foglie degli alberi e la luce calda del pomeriggio che svanisce. Il sole scende veloce e in caduta verticale sul fiume, indora l’aria e l’acqua, infine si spegne al di là del Camerun.

Tramonto sul Camerun

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