sabato 18 maggio 2013

Vitòria e il sogno italiano


Ho conosciuto il sogno italiano. Sulla spiaggia di Camburì, sulla calçada (la passeggiata) ho bevuto del succo di maracujà ai bei tavolini di un chiosco in cui certi segnali non lasciavano molto spazio a dubbi: una bandiera italiana (probabilmente quella dell’Ungheria ma appesa in verticale), un menù misto brasiliano – italiano, il buon portoghese del cameriere tradito però, nei momenti di esitazione, dalle interiezioni tipiche di chi è madrelingua italiano. Scopro quindi che il chiosco è di un italiano che ha assunto due inservienti italiani insieme a un brasiliano e una brasiliana. Il chiosco in spiaggia in Brasile: il sogno italiano.

 Che cosa spinge a venire proprio qui, a Vitòria, a cercare il sogno italiano? Indubbiamente sono belle le spiagge dello Espìrito Santo, sono anche particolarmente belle e rinomate qua in Brasile le donne capixaba, forse per l’apporto dei caratteri italiani e tedeschi delle colonie nelle montagne, le montagne dell’interno sono un luogo idilliaco, però bisogna riconoscere che questa non è una parte di Brasile di quello che noi intendiamo come “il Brasile”: il Brasile di chi sogna il chiosco in spiaggia è quello di Rio de Janeiro, ma soprattutto quello delle mitiche spiagge di Recife e Fortaleza, di solito nessuno parla o tanto meno conosce Vitòria. Girando per Vitòria e i dintorni mi sono quindi chiesto cosa abbia da offrire questa città.


Catedral Metropolitana
Vitòria, una città che di solito si considera insieme alla dirimpettaia Vila Velha appena oltre lo stretto che rende Vitòria un’isola, entrambe sono tra le città più antiche del Brasile (1551 e 1535 rispettivamente), ma, come ogni città brasiliana che abbia un minimo di storia, gli edifici storici e i monumenti sono veramente pochi superstiti annacquati da un mare di orrendi palazzi e oscene spianate (come alcuni isolotti nella baia ora inglobati nella terraferma, come scopro da una bellissima foto del 1954). Quello che si riesce ancora a vedere in Vitòria lascia intuire quanto potesse essere bella la cittadina un tempo, con la bianca cattedrale neogotica svettante tra le belle casette basse colorate (quelle che restano), tra una scalinata e uno scalone monumentale, col sofisticato palazzo Anchieta soffocato dalle navi cargo a poche decine di metri.
Il Palaço Anchieta
Tutto qui l’interesse storico per questa città, il resto sono classici quartieri residenziali di classi più o meno benestanti e borgate semi povere lambite da immancabili favelas. La parte nuova della città, quella che si considera benestante nel compiacimenti di chi ci abita, si stende già sulla terraferma appena oltre il canale nord, area in cui non mancano i parchi urbani.


La Pedra da Cebola
Nel Parque da Pedra da Cebola, dove i graniti e gli gneiss si sfogliano come cipolle, appunto, e dove una curiosa pietra scanalata adagiata sul suolo domina il parco, con il compare colombiano Jùlio César conosciamo Brunna, che sta portando in visita il suo amico peruviano Elvis, occasione perfetta per domandare come ci si diverte a Vitòria: il suo suggerimento è il Triàngulo das Bermudas, la zona dei locali nota in tutto il paese, come nel più noto triangolo atlantico questo è un luogo in cui ci si perde, non in senso fisico però. Per me, abituato a uscire al quadrilatero di Torino giorno e sera, è stato decisamente sorprendente aver trovato un’altra denominazione geometrica per indicare la zona designata al divertimento, peccato che la realtà non corrisponda al mio pensiero. Ci ero già stato al Triàngulo: arrivando in rua Joao da Cruz angolo Joaquim Lìrio, mi ero aspettato di trovare decine e decine di locali, bar, ristoranti, frotte di gente per strada, gran via vai e piacevole fracasso, mi ero ritrovato invece un gruppuscolo di localini bar e ristoranti concentrati lungo la viuzza e nei primi metri delle due-tre strade che la incrociano, nulla più. Niente di quel fracasso preannunciato da tanto nome pomposo, ma i soliti barucci con le solite sedie in plastica gialla o rossa, più qualche ristorantino e una gelateria che serve gianduia. Tutto qui? Questa è la famosa vita notturna di Vitòria? Nella piazza principale di un paesino provenzale c’è più animazione. Me la spiega Brunna la mia delusione: l’area, acquisendo valore, ha visto un tale aumento degli affitti di recente che molti locali hanno deciso di trasferirsi altrove. Ci suggerisce quindi di scoprire un’altra zona molto animata, presso l’università UFES, e non a caso: già dalle 18 molti più localini iniziano a riempirsi di gente, per la verità dall’età media un po’ più bassa, ma l’area ha un’atmosfera molto più piacevole.

Oltre ad uscire per locali ai brasiliani piace moltissimo andare a correre e fare sport in spiaggia la sera (il pomeriggio tardi, quando si esce da lavoro o scuola e fa già buio, per cui conta già come sera), così come al mattino presto: corsa, bici, pattini, skate, ma anche scuole di beach volley, calcio in spiaggia, futvòlei.

Pare che non si faccia il bagno, a Vitòria, acqua troppo inquinata. E’ frustrante andare in spiaggia e vedere che nessuno fa il bagno, che anzi nessuno sta in spiaggia durante la giornata, troppe spiagge hanno divieto di balneazione, il perché lo lascia intuire l’enorme complesso siderurgico al fondo della spiaggia, pare il panorama dell’Ilva di Taranto. Non si salvano dal divieto neppure la Ilha do Boi e la Ilha do Frade, isolette e penisole per ricchi capixaba, consolandosi almeno col rumore del mare e con la vista di Vitòria al tramonto che sembra quasi bella, con le sue montagne dietro agli edifici quasi come se fossimo a Rio de Janeiro.

Torno a pensare al sogno italiano di chi viene qui. Se devo pensare alla città non ci trovo quel gran guadagno, è forse questo che stavano cercando i due camerieri italiani sulla spiaggia di Camburì?

2 commenti:

  1. Beh... finalmente hai ricominciato a scrivere i tuoi bei racconti.
    Papa'

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  2. Sì! E casualmente proprio da dove avevo interrotto, a Vitòria.

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