lunedì 23 maggio 2011

Le scogliere di Dover

Seduti sul ciglio delle meravigliose e impressionanti scogliere bianco brillante appena fuori Dover, non ci sembra vero che questo sia il nostro ritrovo di nuovo tutti insieme dopo tanti anni di lontananza e fugaci incontri in Italia. Siamo qui, con la Francia nitida davanti a noi, il Continente, le navi in rotta tra le coste dei due orgogliosi e altezzosi vicini di casa europei e il pensiero del treno che corre sotto il mare.
Guardando il paesaggio, la sensazione è quella di passeggiare sopra il gessetto da lavagna (e infatti è così che lo chiamano qui: chalk). Queste rocce splendide coperte da un manto erboso brillante come uno smeraldo sembrano modellate da una macchina che abbia improvvisamente tranciato un bello e dolce paesaggio lungo una linea netta e strappato via la terra per fare posto al tavolato del mare 40 metri più in basso.
Stiamo appollaiati quasi sospesi a decine di metri sopra il mare, insieme a gabbiani in volo verso chissà quali nidi sulle pareti a strapiombo, e siamo proprio noi sullo stesso suolo in cui probabilmente tutto ebbe inizio 11 anni fa, l’epoca in cui dopo un mese insieme ci eravamo salutati dicendoci “allora ci ribecchiamo poi a Torino” e in realtà quasi sicuramente pensavamo “chissà se ancora mi ricorderò di te tra un mese”. Ci ricordavamo benissimo, e infatti dopo 11 anni siamo qui, non solo chi c’era 11 anni fa, ma anche chi c’è stato dopo.
Sembra proprio che tutto si ricolleghi a tanti momenti in comune che abbiamo avuto in cui ci siamo conosciuti o ci siamo scoperti un po’ più a fondo, specialmente qui a Canterbury: passeggiare tra le stradine del centro a ammirare l’arte delle casette medievali sembra quella passeggiata a Firenze l’anno scorso; ascoltare un coro e sentire un organista che prova nella immensa cattedrale riporta a una identica esperienza a York tanti anni fa.
Il finale di giornata è ancora una volta il nostro modo di essere: un ironico panino a Sandwich.

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