lunedì 9 maggio 2011

Bartali?


Il turista in casa oggi mi permette di godermi la città invasa per la combinazione di Giro d’Italia e adunata degli alpini. E io ci vado a vederlo, il Giro, ma non aspetto Bartali, il giorno non è appiccicoso di caucciù ma di gente pressata per la doppia occasione, tanto che la città oggi sembra immensa, forse perché con tutta la calca ci si muove lentamente e le distanze sembrano ingigantite come nelle classiche città turistiche.

Nella città paralizzata dal doppio evento con ressa nelle vie e vie sigillate per il giro io provo ad avvicinarmi col 4, per poi farmela a piedi vicino al centro, ma i mezzi nord-sud sono tranciati in due perchè in corso Vittorio passa il Giro, la città è come divisa da un muro di Berlino in cui chi sta a sud non può entrare in centro, chi sta in centro non riesce a uscirne. Ecco Porta Nuova, per un giorno la stazione è come la Porta di Brandeburgo, luogo d’incontro dei settori in cui oggi pare divisa Torino: in un senso la ferrovia che da sempre taglia in due la città a sud, nell’altro senso il corso Vittorio ermeticamente transennato e invalicabile. Passare nei settori divisi dalla ferrovia si può, basta sgomitare in stazione e tentare di passare tra est e ovest, impossibile invece è il passaggio nord sud per poter entrare in centro. Ci sarebbe la metropolitana, che scorre proprio sotto il corso, a permettere il passaggio tramite le stazioni che hanno scale di qua e di là. Ci sarebbe se non ci fossero i vigili a presidiare i varchi e anche a selezionare le decine di migliaia di persone che ci provano: un vero e proprio checkpoint; tra i presenti proviamo ad immaginare stratagemmi per oltrepassare il corso…

Ovunque è una parata di penne nere più o meno vere, ogni piazzola o aiuola è un campeggio per camper o tende (poter campeggiare tra i palazzi settecenteschi: beati loro!) con tavolate e cucine da campo, sia nei giardinetti del centro che, apprendo da alcuni alpini, lontano fino ai parchi lungo la Dora e la Stura. La sfilata è caratterizzata dal risaltare degli accenti mediamente nordestini (spiccano, forse perché al nord ovest sono meno comuni degli accenti meridionali) e soprattutto dal notare come gli alpini sentano irresistibile il bisogno di parlare urlando, cosa che si nota particolarmente con i gutturali suoni dei dialetti del nord. Per il resto sono sfilate di mezzi improbabili come api scoperchiate, carrettini con panche, trattori, macchinine modello, botti motorizzate, oppure cori improvvisati così come bande organizzate, vecchi amici che si ritrovano, nuovi che si conoscono, divertenti intrusi a cena. E con la festa degli alpini la città si riempie di almeno 400'000 uomini, e purtroppo bisogna dire che la differenza, in una città in cui di solito le pur belle donne escono ma non troppo, la differenza sembra quasi non notarsi.
Il Giro in questo marasma passa davvero, mistero come le ruote riescano a sopravvivere a quelle macchine affettatrici che sono i binari del tram tra l’asfalto disconnesso. Qui siamo lungo un corso e le squadre della crono ci passano davanti rapidissime, tutto quello che riesco a vedere dell’ultima squadra è nulla più che una macchia di colore di cui riesco appena a distinguere i caschi levigati e il nero degli occhiali da sole, tra torinesi che si incazzano e i giornali che svolazzano.

1 commento:

  1. Francesca Sestri Levante27 luglio 2011 alle ore 22:26

    Un vero privilegio da turista a casa, poter vedere la città in questa veste di doppia culla di eventi dal sapore così italiano un po' retró! Simpaticissimo racconto!

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