venerdì 3 luglio 2015

L'italiano al lavoro

Come Barry Lyndon quasi mi commuovo: sento parlare italiano.
Ho sempre trovato divertente la scena di Barry Lyndon (il mio film preferito di Stanley Kubrik) in cui il protagonista, inviato in Prussia a spiare lo Chevalier de Balibali, attraversa il salone, si presenta, e cogliendo il suo accento irlandese cede, dopo un attimo di esitazione, a una commozione che gli fa rivelare di essere stato mandato a spiarlo. Barry ha appena trovato un connazionale esule compagno di sventura, il narratore dice “chi non si è mai trovato in esilio capisce a fatica cosa possa significare una voce amichevole in terre ostili”.
A me è successo qualcosa di simile, senza commozione ma ugualmente d’impatto: è stato mentre entravo nella sala radio al mio arrivo in cantiere, ho sentito parlare inglese col tipico accento italiano, e poi in italiano quando ci siamo presentati. È la prima volta in tanti anni di lavoro in questo settore - qui c’è l’ENI - con personale italiano e coi geologi locali (gabonesi e congolesi) che sanno parlare italiano; solo una volta, tranne all’esordio, con Roberto avevo avuto un collega italiano durante lo stesso turno e un geologo italiano, era in Venezuela, da allora più niente, ero sempre stato uno straniero che imparava le lingue del posto per avvantaggiarsi subito e per poi poter conoscere il paese (spagnolo in Venezuela, portoghese in Brasile). Un piacevole esilio in terre non ostili.

Adesso posso usare la mia lingua, e quasi non mi sembra vero di potermi esprimere al meglio, tanto che a volte tendo a scandire le parole come se parlassi con degli stranieri, come se ancora ci fossero barriere linguistiche scavalcate dallo sforzo di uno dei due interlocutori. E poi mi sorprende il linguaggio tecnico in italiano, parole e termini che mi suonano sconosciuti oppure termini che non corrispondono alla traduzione delle parole che usavo finora: staffoni, canala, obiettivo, camicia. E mentre talvolta devo chiedere come si chiamano nella mia lingua gli oggetti che conosco in inglese, portoghese, francese o spagnolo, scopro così l’esistenza di un linguaggio tecnico italiano di tutto rispetto, un bel lascito di tutte le grandi e piccole aziende e dei lavoratori italiani che soprattutto nei decenni passati si sono distinti nel mondo.

2 commenti:

  1. L'italiano: un sottile filo di collegamento che puo' rendere meno distante la propria casa.
    Papa'

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  2. Infatti. Ma anche il gusto di giocare con gli accenti: Bari, Bologna, Sardegna, Agordo, Milano.

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